Indipendentemente dal contesto storico e dalla
cultura di una comunità, gli uomini hanno sempre valorizzato la morte, non solo
dal punto di vista della riflessione intellettuale, ma anche in termini
prettamente pratici. Gli antichi egizi, ad esempio, sono diventati famosi per
aver preservato i corpi dei faraoni con tecniche di imbalsamazione che
prevedevano l'uso di oli vegetali, mirra, vino di palma e cera d'api. Altre
metodologie di conservazione dei defunti sono state rintracciate in molte altre
civilità, che non risalgono necessariamente ai tempi antichi.
In linea
generale, tutte queste pratiche di preservazione dei corpi rientrano
nell'ambito della cosiddetta tanatoprassi, ossia il trattamento estetico
delle salme. Attualmente, però, con questo termine si intende specificamente
la cura igienica di un corpo dopo la morte, soprattutto al fine di
consentire ai familiari la contemplazione di un'immagine integra del defunto.
Bisogna considerare che, nelle ore successive alla morte, il corpo subisce una
profonda trasformazione che implica la fuoriuscita di liquidi organici,
rendendo così difficile e pericolosa l'eventuale veglia funebre.
Nell'ambito
della tanatoprassi rientra l'impiego di apposite strutture (dette case
funerarie), il cui scopo è ospitare la salma e consentire ai parenti di poter
sfruttare un luogo comodo dove ritrovarsi. Attualmente in Italia questa pratica
non è affatto comune, mentre lo è decisamente di più in altri paesi come per
esempio gli Stati Uniti, dove la tanatoprassi è di fatto praticata sulla
maggior parte delle salme. Sul territorio italiano questa metodologia è rappresentata solo dall'A.I.T. (Associazione Italiana
di Tanatoprassi) e dall'I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi).
La tanatoprassi prevede l'iniezione di un fluido
conservante nel sistema artesioso della salma, così da ritardare il processo di decomposizione
per alcune settimane; inoltre, così facendo viene assicurato il ritorno in
polvere in un arco di tempo pari a 10 anni, mentre in condizioni normali un
corpo tende a decomporsi in circa 40 anni.
Pertanto la tanatoprassi non va confusa
con la tanatoestetica, la quale consiste soltanto nella semplice cura
estetica della salma attraverso l'impiego di make-up (soprattutto per
nascondere cicatrici e variazioni di colore del viso) e quindi non comprende
procedure igieniche specialistiche. La tanatoestetica è molto praticata in
Giappone, dove rappresenta una parte integrante del rito funebre.